La recente decisione della Formula 1 sta avendo conseguenze persino politiche: piovono accuse di razzismo contro Liberty Media
La Formula 1, si sa, è molto più di una semplice competizione motoristica e quindi fa parlare di se anche in ambiti non prettamente sportivi. Ad esempio, viste le enormi finanze che genera tra sponsor e tanto altro, diventa importante anche sul piano industriale.
Negli Stati Uniti, paese in cui non è popolare come in Europa e nel resto del mondo, sta tenendo banco un caso molto interessante con protagonista persino il Congresso, dato che la recente decisione da parte di Liberty Media, la società che gestisce i diritti tv della competizione, di escludere la Scuderia statunitense tira in ballo in egual modo sia i democratici che i repubblicani.
Si fa chiaramente riferimento al cosiddetto ‘caso Andretti’ e alla volontà dell’ex campione del mondo Mario Andretti di entrare finalmente nella famiglia della F1.
Un sogno che però non ci sarà, almeno questa è la recente decisione di Liberty Media, colosso della comunicazione che gestisce Formula One Group. Secondo Stefano Domenicali, Ceo del gruppo, in questo momento è impossibile per Andretti entrare in F1: le Scuderie sono dieci, il numero ideale e usato da sempre, se dovesse entrarne un’altra si creerebbero problemi importanti dal punto di vista economico, dato che i team incasserebbero meno premi e quindi soldi.
Insomma, è una questione economica, e questo basta e avanza per far imbufalire sia Mario Andretti, 84 anni, che il Congresso. È stata non a caso inviata una lettera firmata da dodici membri del Congresso in cui si parla persino di “razzismo” in merito all’esclusione del team dell’ex campione del mondo. Razzismo perché, a detta dei deputati, con questa decisione si va a delegittimare non solo la Andretti Global ma anche la General Motors, che alla Scuderia fornisce la power unit.
Caso Andretti, dagli Stati Uniti: è razzismo
I membri del Congresso, hanno scritto sempre nella loro lettera, tirano in ballo persino lo Sherman Act, legge anti trust americana promulgata nel 1890, per dire che il comportamento di Liberty Media, e della F1 in generale, va contro l’interesse delle aziende statunitensi.
Il caso è insomma destinato a far parlare di se anche nei prossimi mesi. Andretti intanto non perde la speranza e continua a lottare al fine di vedere il suo nome tra le Scuderie della F1 dei prossimi anni.