Pantani, l’ex compagno del Pirata tira fuori dal cassetto dei ricordi un racconto inaspettato: Marco diede di matto come non mai.
Quando tagliò il traguardo non era certo di aver vinto. Non aveva contezza di quanti avversari avesse ripreso in quella che passò alla storia, poi, come la rimonta più clamorosa di tutti i tempi. Credeva che qualcuno lo avesse battuto sul tempo, avendo lui perso una manciata di minuti preziosissimi nel corso di quella gara di cui era, per forza di cose, osservato speciale.
A gran sorpresa, Marco Pantani ce l’aveva fatta anche in quell’occasione. L’impresa di cui parliamo è quella del 1999. Siamo lungo la Racconigi-Santuario di Oropa, sulle prime pendici dell’ascesa. Tutto procedeva a gonfie vele quando, all’improvviso, il Pirata si era fermato sul lato destro della strada.
I commentatori Rai avevano riferito, in un primo momento, di una presunta foratura. Invece no: si era trattato di un salto di catena. Furono secondi concitati, concitatissimi, ed è stato Marco Velo, ex compagno dell’indimenticabile campione, a raccontare per filo e per segno alla Gazzetta dello Sport cosa accade in quel lasso di tempo che era parso interminabile.
“Di solito io ero sempre dietro di lui, per proteggerlo fino a inizio salita – ha detto l’ex ciclista, il primo della Mercatone Uno ad accorgersi di quello che era accaduto – Se succedeva qualcosa ero io che avvisavo gli altri via radio, lui non ce l’aveva quasi mai, non amava la tecnologia. Marco era naif, improvvisava, era quello il suo bello. Quel giorno non so come mai ero davanti, mi avvisò uno di un’altra squadra, forse della Saeco”. Da qui, nel tempo di un battito d’ali, iniziò una rimonta che ebbe dell’incredibile.
Quella volta che Pantani diede di matto
La catena era scesa tra l’ultimo pignone e il forcellino e ci vollero 30 secondi, all’incirca, perché il Pirata tornasse su strada. Nel frattempo, però, tutti avevano cercato di approfittare del suo inconveniente per mescolare le carte in tavola e ribaltare la gara.
Heras stava volando, Jalabert pure. E, con loro, Simoni, Savoldelli, Clavero e Miceli, fiduciosi di poter guadagnare tempo sulla maglia rosa.
Pantani non s’innervosì, assicura Velo. Era “tranquillissimo”, anzi. “Ma poi si arrabbiò come mai l’ho visto fare – ha aggiunto, subito dopo, il suo ex compagno – Se la prese con me e con Zaina perché andavamo troppo forte. Piano, gridava. Invece noi per la foga di fargli recuperare tempo ce la mettevamo tutta, ma lui prendeva anche dieci, quindici metri dalla nostra ruota. E allora gridava: ‘Piano!'”.
“Ci chiarimmo al traguardo, ma ormai ridevamo. Diceva: ‘Una volta che mi avete riportato sui primi voi parcheggiate la bici, ma io devo andare fino in cima’”. Scavalcò 49 corridori e andò a vincere la tappa”.
La vinse dinanzi ad un pubblico incredulo, entusiasta di aver assistito ad una rimonta così clamorosa ed inaspettata. “Marco è andato forte anche in altre situazioni – ha osservato Velo – ma ad Oropa l’adrenalina gli permise di fare qualcosa di più grande rispetto alle Deux Alpes e alle sue imprese più famose”. Qualcosa che nessuno più, quello è poco ma sicuro, è stato in grado di replicare.