Le ultime dichiarazioni di Sven-Goran Eriksson hanno stesso il mondo del calcio: i suoi tifosi più affezionati sono commossi
La vita di qualsiasi campione nello sport è fatta di gloria e amore, quello dei tifosi che non possono fare a meno di esultare, gioire e poi ricordarli, una volta che non sono più protagonisti sul campo, con il massimo affetto possibile. Ogni volta che si fa vedere pubblicamente, succede puntualmente a Sven-Goran Eriksson, l’allenatore che ha scritto la storia sulla panchina della Lazio.
Il suo cuore batte anche per il Liverpool, come ha sempre ammesso e ha rivelato pubblicamente anche nell’ultimo periodo, ma alla guida dei biancocelesti è riuscito a vincere lo scudetto del 2000, la Coppa delle Coppe e anche una Supercoppa UEFA, venendo investito di una stima e un affetto speciale da parte dei supporters del club della Capitale.
Per questo, lì non potrà mai essere dimenticato, anche in questi mesi tristi, in cui deve fare i conti con una brutta malattia, e di sicuro non è più giovanissimo. Nelle ultime ore, lo storico allenatore è tornato a farsi sentire, facendo il punto della situazione sulle sue condizioni, ma confermando anche che, se potrà, tornerà domenica allo stadio Olimpico per vedere l’ultima partita di campionato della Lazio contro il Sassuolo.
Quello che colpisce di Eriksson ogni volta che lo si vede davanti alle telecamere è sempre la gioia e l’entusiasmo con cui riesce ad affrontare la vita, anche sei suoi momenti più bui.
L’ex allenatore biancoceleste è stato intervistato da ‘Tv Play’ e non ha potuto fare a meno di parlare della sua malattia, scatenando la commozione di molti tifosi: “Il sostegno del mondo del calcio è bellissimo. Mi piace tantissimo sentire l’affetto dei calciatori che ho allenato e ricontrare i tifosi”, ha iniziato.
E poi ancora: “La mia malattia? Ho voluto rendere pubblico il tutto per evitare le speculazioni. Voglio vivere ancora a lungo”. Non potevano mancare anche i complimenti a Simone Inzaghi per ciò che sta facendo alla guida dell’Inter, e anche altre parole al miele per i capitolini.
“Nella mia Lazio erano tutti campioni. Tutti accettavano le mie scelte, eravamo uno squadrone e poche cose non andavano bene. Forse dovevamo vincere qualche trofeo in più, come per esempio lo Scudetto 1998-99″, ha concluso.
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