La Serie A di calcio affonda il governo guidato da Giorgia Meloni: succederà dopo il prossimo 9 giugno prossimo
Se l’appuntamento da cerchiare in rosso sul calendario per il mondo del calcio per l’estate che ormai è alle porte è quello degli Europei, ospitati in Germania e in programma dal 14 giugno al 14 luglio, anche per quello della politica italiana (e non solo) sono le “Europee“, ossia l’elezione, l’8 e il 9 giugno prossimi, dei rappresentanti italiani all’Europarlamento.
Una consultazione elettorale che è il primo vero ‘stress test’ per il governo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, visto che si voterà anche per il rinnovo dei consigli di 3500 amministrazioni comunali e di quello della Regione Piemonte e per l’elezione dei relativi primi cittadini nonché del Presidente della Giunta della Regione Piemonte.
Un iceberg, dunque, si profila minaccioso all’orizzonte del governo Meloni, con quest’ultimo, ipotizzano alcuni autorevoli commentatori, che potrebbe andare incontro allo stesso destino del Titanic. Tuttavia, a dispetto delle polemiche per l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della controversa riforma della giustizia e della (presunta) censura di voci scomode per l’esecutivo, a far naufragare il governo Meloni potrebbe essere la Serie A.
D’altronde, stando a quanto sostiene Nicola Porro parafrasando il noto aforisma di Carl von Clausewitz, “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi“, il calcio altro non è che “la prosecuzione della politica con altri mezzi“.
Non è solo la riforma della giustizia, i cui capisaldi sono la separazione delle carriere e il sorteggio dei membri togati del CSM, l’organo di autogoverno della magistratura, a sollevare un vespaio di polemiche, con le toghe che sono già sul piede di guerra contro un progetto di riforma che considerano ‘punitivo’ nei loro confronti.
Anche l’approvazione del Decreto “Abodi”, che istituisce la “Commissione indipendente per la verifica dell’equilibrio economico e finanziario delle società sportive professionistiche”, ha provocato non pochi malumori in seno a tutte le diverse articolazioni dell’architettura istituzionale sportiva in quanto, a loro dire, minerebbe l’autonomia dello sport.
D’altra parte, la succitata Commissione avrà il compito di certificare la regolarità della gestione economica e finanziaria delle società sportive professionistiche e a tal fine emetterà pareri obbligatori che verranno inviati alle rispettive federazioni sportive sulla base dei quali, quest’ultime, adotteranno i conseguenti provvedimenti riguardanti l’ammissione, la partecipazione e l’esclusione dalle competizioni professionistiche.
Fini così ambiziosi e pervasivi da configurare, è ciò che paventano i suoi detrattori, una sorta di controllo politico sullo sport, il che è tassativamente vietato dagli statuti delle varie federazioni sportive e di quelli degli organismi di governo sovranazionali (CIO, FIFA, UEFA, ecc.).
Un azzardo, dunque, il proverbiale passo più lungo della gamba che potrebbe costare caro a chi ha pensato di poter sbirciare nei bilanci dei club della Serie A. Infatti, come si legge nel post su “X” di Graziano Carugo Campi, “fonti della maggioranza ipotizzano un rimpasto di governo dopo le Europee. Nel mirino anche chi ha osato ficcare il naso nei conti della serie A. La Commissione di controllo potrebbe essere ripensata integralmente o non partire“.
Non una novità, per la politica e lo sport italiani, dato che sarebbe una delle tante riforme annunciate ma che poi non hanno mai visto la luce.
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